Sobrio, perentorio o espansivo. Quando il potere lascia il segno

Nel compilare il suo Diario Jules Renard in proposito non aveva dubbi: «Un homme simple, un homme ayant le courage d'avoir une signature lisible». (Un uomo semplice, un uomo che ha il coraggio d'avere una firma leggibile). Inutile dire che la semplicità come cifra d'uomini, mal si attaglia all'arte del governo. Tanto più poi se "il potere" è esercitato ai massimi livelli.
Non ci si stupisca dunque, né si accalorino i grafologi più esperti, se davanti alla firma del presidente francese Nicolas Sarkozy la prima sensazione è un sussulto. Trattasi di cifra (71.111), di capanne di indiani, di geroglifici concettuali, scrittura cuneiforme, tagli alla Fontana o montagne incantate? Non è dato sapere. Certamente però con la sua firma "Monsieur le président" esorbita, sovrasta perfino, quelle apposte al fianco del presidente del Consiglio italiano Mario Monti e quella del premier spagnolo Mariano Rajoy. Più contenuta, verrebbe da dire riflessiva, molto professorale e alquanto da "tecnico", quella dell'italiano.

Sottolineata ed espansiva, facilmente come da cliché per iberico, quella dell'omologo spagnolo (seppure l'uomo, almeno così raccontano le cronache, non sia molto incline alla estroversione). E con quella sottolineatura poi a nascondere il testo, che sta un po' come la barba al volto dell'inquilino della Moncloa. Tre firme per tre stili completamente diversi. Si potrebbe anche azzardare che siano inversamente proporzionali all'altezza, ma questo andrebbe contro le regole della "politesse" . Meglio dunque non approfondire. Piuttosto, la linea verticale che chiude la "signature" di Sarkozy ha del perentorio. Si dirà che Napoleone, che quanto a personalità "debordante" ha avuto pochi pari, siglava i documenti con il solo nome.
Chiaro e sottolineato, ed era abbastanza. Se la firma racconta di chi la appone, quella di Monti vince per sobrietà. Contenuta, leggera e con un picco al debutto, e nulla più. Perfettamente in linea con il presidente che indossa il loden, parla con toni pacati e fermi e non si scompone quasi mai. E comunque vale per tutti e tre l'ammonizione di Plutarco: «Nulla rivela meglio il carattere di un uomo quanto il suo modo di comportarsi quando detiene un potere sugli altri». Insomma, con buona pace dei grafologi, oggi a fare fede per i premier più che la firma è lo spread!

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